L’operazione alle emorroidi con la tecnica Longo

22 Ott 2024

Per curare le emorroidi esistono diverse tecniche chirurgiche. Quella che utilizzo io si chiama di “Milligan-Morgan” e la potete trovare descritta in questo video.

Un’altra tecnica, brevettata dal dottor Antonio Longo sul finire degli anni ‘90 e che ha vissuto, fino a qualche anno fa, una grande fortuna nelle sale operatorie, porta il nome del suo inventore.

A causa di alcune complicazioni post operatorie negli ultimi tempi la “Longo” sta vivendo alterne fortune, anche se conosco numerosi colleghi che la utilizzano, essendo molto bravi ed esperti.

Voglio qui di seguito illustrare tale tecnica, i suoi vantaggi e le sue complicazioni, così da spiegare il motivo per il quale ho deciso di non utilizzarla per i miei pazienti.

 

Descrizione della tecnica “Longo” per operare le emorroidi

Nel disegno qui di seguito illustro le diverse fasi della “Longo”.

Disegno per tecnica Longo operazioni alle emorroidi

Lo strumento operatorio

Nell’immagine contrassegnata con il numero 1 riporto, in modo sintetico, l’attrezzo con cui si esegue la procedura. Si tratta di un cilindro a cui è attaccata, mediante uno stelo, una punta conica. Il cilindro ha, nella propria parte superiore, una lama circolare fissa, mentre nella parte conica sono presenti una serie di graffette che si utilizzano per suturare la ferita provocata dall’intervento.

È poi presente un “grilletto” che serve ad azionare l’attrezzo durante l’operazione.

Vi è, infine, un meccanismo a vite che permette di avvicinare il cono e il cilindro, così da rendere la corsa dello stelo adatta alla struttura del canale rettale in cui verrà inserito l’attrezzo.

 

La prima fase dell’intervento

Nella prima fase dell’intervento, immagine numero 2, il chirurgo crea quella che in gergo è nominata una “borsa di tabacco”: si esegue una sutura circolare, in un punto specifico della mucosa rettale, con un solo filo. Tale sutura permette di stringere la mucosa (tirando i due fili che escono) creando così una sorta di chiusura attorno allo stelo dello strumento.

 

La seconda fase dell’intervento

La fase successiva (figura 3) vede l’inserimento dello strumento nel canale anale e rettale, affinché il cono superi il restringimento della “borsa di tabacco” e il cilindro sia aderente alle emorroidi.

Una volta posizionato lo strumento il chirurgo tira i fili di sutura per avvicinare la mucosa rettale allo stelo. La vite avvicina poi il cono e il cilindro al sacchetto della mucosa rettale. Al termine di questa fase il chirurgo aziona lo strumento che, con l’avvicinarsi repentino del cono al cilindro, taglia la mucosa e, contemporaneamente, posiziona le graffette per suturare la ferita.

 

Il risultato finale con la tecnica “Longo”

Nell’immagine 4 si nota il risultato finale dell’operazione: la mucosa rettale (tagliata per circa 3 cm) si solleva portando con sé il canale anale e le emorroidi che, con questa tecnica, non vengono eliminate. In sostanza il canale anale scivola verso l’alto facendo rientrare le emorroidi.

Il sanguinamento delle emorroidi si risolve perché le arterie che portano gran parte del sangue alle stesse, vengono sezionate con il taglio e quindi i gavoccioli vengono riforniti in quantità inferiore. Dopo la “Longo” le emorroidi ricevono quindi sangue solo dalle arterie che provengono dal basso.

 

I vantaggi della tecnica “Longo”

Il vantaggio più evidente della tecnica “Longo” è quello di lavorare su una parete insensibile. Il paziente, dunque, dopo un’operazione ben eseguita e una fase di controllo molto stretto della durata di 48 ore, non percepisce più dolore.

Rimangono inoltre presenti nel canale anale le emorroidi.

 

Le complicanze della tecnica “Longo” per le emorroidi

Diverse, sebbene rare, sono le complicanze che si sono registrate nel tempo, legate a questa tecnica.

Un buon risultato dipende dalla capacità del chirurgo a utilizzare tale tecnica, che si perfeziona con l’uso e l’esperienza.

Per quanto mi riguarda preferisco utilizzare la tecnica di Milligan-Morgan, che non comporta gravi complicanze e provoca un dolore post operatorio che si può tenere sotto controllo con l’uso di antidolorifici.

 

La “borsa di tabacco” coinvolge la parete muscolare del retto

Se il punto di sutura per la creazione della cosiddetta “borsa di tabacco” viene eseguito troppo in profondità rischia di coinvolgere anche la parete muscolare del retto (questi punti devono prendere solo la mucosa rettale). Una situazione, questa, che apre alla possibilità che si crei una fistola.

 

Sanguinamento della sutura

Se la sutura con le graffette tende a sanguinare, occorre posizionare dei punti all’interno del canale rettale. Per questo motivo le prime 48 ore sono di controllo molto attento perché la ferita può cedere e sanguinare moltissimo, essendo il canale irrorato da numerosi vasi sanguigni.

 

La distanza del taglio dalle emorroidi

Il chirurgo che esegue l’operazione con la tecnica “Longo” deve fare grande attenzione nella prima fase dell’intervento (immagine 2).

Se la sutura circolare per creare la “borsa di tabacco” viene eseguita troppo in alto all’interno del canale rettale, e quindi il taglio avviene a distanza dalle emorroidi, rimane troppa mucosa rettale che con il tempo tende ad allentarsi, creando così il rischio di una nuova fuoriuscita dei gavoccioli.

Se il taglio avviene a ridosso delle emorroidi, pertanto in una zona sensibile, il dolore che rimane è pari, se non superiore, a quello che si prova dopo l’operazione di Milligan-Morgan.

 

La “borsa di tabacco” o le graffette coinvolgono la prostata

È bene ricordare che nei pressi del canale del retto si trova la prostata. Nel caso in cui durante la creazione della “borsa di tabacco” o durante il taglio della mucosa, con relativa apposizione delle graffette, si coinvolga la prostata, è molto probabile che durante l’eiaculazione si provi un grande dolore.

Questa situazione ha portato alcuni chirurghi (il più noto opera a Torino) a specializzarsi nell’operare le situazioni più gravi e insostenibili.

 

L’effetto clessidra

Vi è, infine, il rischio che la cicatrizzazione della ferita circolare suturata con le graffette provochi il cosiddetto “effetto clessidra”, che comporta un restringimento del canale rettale.

I pazienti che si trovano con questa condizione percepiscono lo stimolo all’evacuazione più volte di seguito, perché le feci rimangono bloccate nella strozzatura ed escono in fasi diverse, anche a distanza di parecchio tempo.

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