Sono diverse le tecniche con cui si possono curare le emorroidi. Dopo aver esaminato la tecnica di “Longo”, e avere illustrato in questo video la Milligan-Morgan che ho adottato per i miei pazienti, spiego in sintesi qui di seguito il metodo THD.
Il metodo THD per operare le emorroidi
Il trattamento THD viene eseguito con il supporto di un ecodoppler inserito all’interno di un anoscopio dedicato all’operazione.
Tale strumento ospita appunto una sonda doppler che permette di individuare l’arteria principale che dà nutrimento al gavocciolo emorroidario.
Una volta individuata l’arteria si posiziona l’anoscopio esattamente sulla zona e si crea un punto di sutura per chiuderla.
Il principio che regola questo metodo è che se si chiude il vaso arterioso che porta il sangue all’interno delle emorroidi, nel tempo le stesse tendono a ridursi di volume e a sanguinare di meno.
Perché ho scelto di non operare con il metodo THD
Il concetto di fondo ha una sua valenza. Con questo metodo si lavora in un punto in cui il dolore è quasi assente per cui il paziente è alleviato nella fase post operatoria.
C’è però la controindicazione che le emorroidi rimangono e questo effetto di ridimensionamento a volte o non si verifica o nel tempo perde la sua efficacia.
In questo caso occorre operare nuovamente i pazienti con tecniche più efficaci, come appunto la Milligan-Morgan, che elimina alla radice i gavoccioli.
Per questo motivo io ho scelto di non adottare questa tecnica, sicuramente meno impattante dal punto di vista del dolore ma meno sicura dal punto di vista di una recidiva.
Essa ha una buona percentuale di successo ma non sufficiente a giustificare, nel tempo, la necessità di tornare in sala operatoria.