Quando si parla di problemi alle emorroidi è sempre bene valutare il livello a cui è arrivata la malattia e, di conseguenza, gli interventi che si possono proporre ai pazienti: uso di flavonoidi, terapie sclerosanti, legature elastiche o intervento chirurgico sono passaggi diversi, più o meno impattanti e risolutivi, alla ricerca della medesima soluzione, cioè il benessere del paziente.
Le emorroidi nelle diverse età
Detto questo, nella mia esperienza di medico chirurgo, devo dire di non aver mai operato bambini o adolescenti con problemi alle emorroidi. Qualora dovessero subentrare problemi di questo tipo, in un’età sotto i 18/20 anni, è bene affidarsi a un chirurgo pediatrico, che valuti l’eventuale anomalia congenita e la tendenza al prolasso.
Qualche paziente sopra i vent’anni mi è capitato di operarlo, ma sono occorrenze molto rare, almeno fino ai 30 anni. In questi casi propongo sempre soluzioni non chirurgiche ma può capitare che si presentino situazioni nelle quali è meglio intervenire. Questo, in termini generali, vale anche per gli under 40.
L’età più comune in cui cominciano a presentarsi problemi, di vario grado, alle emorroidi è fra i 50 e i 60 anni.
Quando valutare l’operazione chirurgica alle emorroidi
Un’operazione di emorroidi diventa “da valutare” quando, in pazienti molto anziani (circa 90 anni e oltre), queste si presentano con patologie concomitanti che possono mettere a repentaglio la vita durante l’anestesia. In certi casi propongo, in alternativa, una terapia sclerosante.
Se però il paziente non ha problemi di salute particolarmente rilevante, e la situazione è davvero compromessa, si procede con l’operazione perché, come controindicazione comune, c’è solo il forte dolore nel periodo immediatamente successivo all’intervento. Dolore che tende a decrescere dopo le prime 48 ore e che si può tenere sotto controllo con medicinali appositi.
In ogni caso all’operazione alle emorroidi, come anticipato, ci si arriva in modo graduale: prima di proporre l’intervento si valutano le diverse terapie che possono risolvere il problema in modo meno traumatico. Questo perché, è noto, il post operatorio alle emorroidi è particolarmente doloroso.
Ci sono però situazioni per le quali è necessaria l’operazione: quando il sanguinamento è molto copioso (con, negli anni, un calo molto sensibile dell’emoglobina e casi in cui le perdite ematiche si verificano anche a riposo e quindi non nella fase di evacuazione) oppure diventa molto complicato mantenere la zona anale pulita.
L’anestesia
L’operazione alle emorroidi si svolge generalmente in anestesia spinale. Se l’anestesista la valuta controindicata, si procede con l’anestesia generale.
Si potrebbe fare anche in anestesia locale ma è una procedura molto fastidiosa e dolorosa perché il farmaco va iniettato nella zona vicina alle emorroidi, che è molto interna al canale anale e quindi difficilmente raggiungibile, e con numerose punture che possono provocare fastidio, se non un vero e proprio dolore. Personalmente la sconsiglio perché, inoltre, l’anestesia locale toglie il dolore ma non fa rilassare lo sfintere anale, situazione fondamentale per poter operare.
Il sanguinamento delle emorroidi nei pazienti giovani
Nei pazienti di giovane età una delle indicazioni più importanti per valutare l’opportunità dell’operazione chirurgica è il sanguinamento delle emorroidi.
Qualora le perdite ematiche siano particolarmente copiose e si presentino anche non in fase di evacuazione, allora è necessario intervenire per evitare complicanze. Se se percepisce solo dolore o se si limitano a uscire, allora si prova a curarle con altre terapie specifiche.