Ho già descritto, in un mio precedente intervento, cosa sia un’ernia inguinale, quali siano i sintomi principali di tale patologia e quali i rischi a essa connessi.
In questo articolo descrivo, secondo la mia esperienza, quali siano le principali problematiche legate alle diverse età dei pazienti.
L’incidenza dell’ernia a seconda delle età
A livello di incidenza è bene ricordare che più del 90% dei pazienti che soffrono di ernia inguinale sono persone di sesso maschile, questo a causa della conformazione fisica dell’addome. Accanto a ciò si può segnalare che sotto i 40 anni tale evenienza è molto rara, sebbene non sia da escludere a priori.
Le ernie nei bambini sotto i quattro anni sono davvero molto rare e si rifanno a forme congenite. Tali casi vanno comunque seguiti dai chirurghi pediatrici e solitamente fanno capo a un difetto di accrescimento del canale embrionale con il testicolo. Il sintomo principale è l’evidenza di tumefazioni a livello intestinale e nei pressi dello scroto.
Negli adolescenti, per esperienza, non ho mai visto od operato ernie inguinali e, comunque, fino ai 14 anni affiderei il caso a un chirurgo pediatrico. Nel caso, comunque, è bene valutare quali siano le cause (difetto congenito, una particolare attività che il paziente ha svolto e ha provocato l’ernia, etc) e procedere poi con l’operazione.
In questa situazione è bene ricordare che problematiche post operatorie a lunga scadenza, legate alla presenza della rete di prolene nella parete addominale, sono impensabili. La rete si integra bene con la muscolatura e le strutture attorno si adattano bene alla sua presenza.
Per trovare casi in modo più frequente si va dai 30 anni in su. Da questa età in poi l’ernia inguinale ha una certa incidenza.
Fino ai 70 anni l’operazione viene fatta senza ombra di dubbio, qualora il paziente dichiari che l’ernia lo limita nella sua normale condotta di vita.
Le ernie inguinali e le operazioni chirurgiche nei pazienti ultra ottantenni
In pazienti ottantenni è sempre bene valutare, con attenzione, quanto questo influisca realmente nella sua vita. Se è in perfetta salute e l’ernia gli impedisce una vita serena nelle sue abitudini, io presento sempre l’opzione dell’intervento chirurgico, anche per evitare la strozzatura o perché nel tempo non diventi più fastidiosa e impedente.
Raggiunti i novant’anni, invece, la valutazione dell’operazione diventa più complessa e va discussa assieme all’anestesista, al paziente e alla sua famiglia.
Due case history per illustrare le problematiche legate all’intervento chirurgico di ernia inguinale
Porto due esempi, completamente anonimi.
Un paziente ultranovantenne che non soffre di particolari patologie cardiache e respiratorie, e non ha il diabete. Presenta solo una lieve ipertensione. D’abitudine si reca nell’orto ma a causa di un’ernia inguinale non può più andare. Ciò influisce sulla sua serenità. In tal caso propongo al paziente una visita e una valutazione con l’anestesista, così da quantificare il rischio operatorio. Una volta ricevuta la risposta, che solitamente è positiva in questo tipo di casi, si può proporre l’operazione.
Nel secondo esempio abbiamo un paziente di 80 anni che tutti i giorni fa una passeggiata e aiuta la moglie malata, abitudini limitate dalla presenza di un’ernia. Egli presenta però una seria cardiopatia e assume un farmaco anticoagulante. In questo caso è necessario valutare il paziente assieme all’anestesista e al cardiologo, facendo un bilancio fra quanto la sua vita è limitata, quanto migliorerebbe con un’operazione chirurgica e quanto sia rischioso l’intervento data la sua situazione di salute.
In entrambi i casi si opererebbe in anestesia locale o spinale ma è necessario raccogliere tutte le informazioni possibili per evitare di fare una scelta che potrebbe, da un lato certamente migliorare le condizioni di vita dei pazienti ma, dall’altro, mettere sotto un certo rischio il risultato della stessa, proprio a causa delle pregresse e presenti condizioni di salute.